Alla fine della strada non resta niente, anche la memoria svanisce. Solo i ricordi intensi quelli densi di emozioni hanno una possibilità di sopravvivenza, quelli che si stampano nell'anima come marchi incandescenti... Il resto si scioglie nel vuoto della non esistenza.
Inoltrarsi nel territorio dell'informale abbandonando del tutto la forma riconoscibile ed il significante oggettivo comporta il rischio di smarrire il senso tradizionale dell'arte... Se l'arte è comunicazione e dialogo tra artista e spettatore, l'informale è l'arte di comunicare l'incomunicabile, è un dialogo più profondo, che avviene a livello più istintivo, travalicando il semplice vedere per trasferirsi sul piano di un'esperienza emotiva.
Laddove, quindi, l'esperienza artistica si potenzia e si esalta attraverso nuovi orizzonti e nuove sensazioni, essere spettatore dell'informale diventa un processo culturale più difficile ma altresì più consapevole. Di fronte all'opera informale non si può restare indifferenti: o piace intensamente o non piace affatto. Non si resta soggetti passivi che ricevono un messaggio: o si elabora un dialogo con l'opera e l'artista, oppure si passa oltre perchè "non c'è niente da vedere".
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