martedì 18 dicembre 2012

Amerika


Ecco qua, quattro mesi di silenzio. Mi piacerebbe dire che sono stato impegnato in altre e più importanti faccende, ma... No. La verità, quella che mi procura un certo fastidio, è che non avevo nulla da dire. Anzi, di cose da dire ne avevo, ma di quelle che poi, quando le hai dette, pensi che forse era meglio starsene zitti. 
Ora, il problema con la pittura è proprio questo: ti svuota.
Un quadro dice un sacco di cose, davvero tante, tutte insieme e tutte molto personali. Si è costretti inoltre ad un rapporto così intimo con il proprio essere profondo che quando si riemerge, quando si torna indietro, occorre fare un serio sforzo per riguadagnare una visione delle cose meno olistica.
Nel frattempo, si passa per una serie di condizioni che vanno dall'intuizione all'insoddisfazione, passando attraverso: stress, rabbia, frustrazione, accanimento, sfinimento e in ultimo realizzazione, il tutto condito da sprazzi di euforia e interesse maniacale. Questa inevitabile catarsi lascia una specie di vuoto, consuma letteralmente le risorse emotive e obbliga a cercarne di nuove.
Detto questo, chiudo, con una riflessione nata scrivendo questo post: la maggior parte delle persone si sforza di far si che il mondo li comprenda, sono pochi quelli che, invece, si sforzano di comprendere il mondo.
Alla prossima.

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